Mobbing

Uno dei maggiori esperti di mobbing a livello internazionale, lo psicologo svedese Heinz Leymann, definisce in questo modo il fenomeno: “il terrore psicologico sul luogo di lavoro che consiste in una comunicazione ostile e contraria ai principi etici, perpetrata in modo sistematico da una o più persone principalmente contro un singolo individuo che viene per questo spinto in una posizione di impotenza e impossibilità di difesa e qui costretto a restare da continue attività ostili. Queste azioni sono effettuate con un’alta frequenza (almeno una volta alla settimana) e per un lungo periodo di tempo (per almeno sei mesi).

A causa dell’alta frequenza e della lunga durata, il comportamento ostile dà luogo a seri disagi psicologici, psicosomatici e sociali”.

Affinché si possa parlare di mobbing, è necessario che siano presenti TUTTI E SETTE questi parametri:

  1. Le vessazioni devono dunque avvenire sul luogo di lavoro.
  2. I contrasti, le mortificazioni o quant’altro devono durare per un congruo periodo di tempo (almeno due volte alla settimana per almeno sei mesi)
  3. ed essere non episodiche ma reiterate e molteplici.
  4. Deve trattarsi di più azioni ostili, almeno due di queste: attacchi alla possibilità di comunicare, isolamento sistematico, cambiamenti delle mansioni lavorative, attacchi alla reputazione, violenze o minacce.
  5. Occorre il dislivello tra gli antagonisti, con l’inferiorità manifesta del ricorrente.
  6. La vicenda deve procedere per fasi successive come: conflitto mirato, inizio del mobbing, sintomi psicosomatici, errori e abusi, aggravamento della salute, esclusione dal mondo del lavoro.
  7. Oltre a tutto quanto elencato, bisogna che vi sia l’intento persecutorio, ovvero un disegno premeditato per tormentare il dipendente.

 

Esistono inoltre diverse tipologie di mobbing, diversificabili in base a chi mette in atto le vessazioni:

  • Bossing: viene messo in atto dal diretto superiore o dai vertici dell’ente.
  • Mobbing orizzontale: viene messo in atto da colleghi pari grado
  • Mobbing verticale: viene messo in atto da colleghi di grado superiore ma anche inferiore
  • Doppio Mobbing: si realizza quando il mobbizzato carica la famiglia di tutte le sue problematiche. Ad una prima fase di comprensione dei familiari segue una condizione di distacco che, quando la situazione si aggrava, porta ad un ulteriore isolamento dell’individuo
  • Mobbing trasversale: messo in atto da persone al di fuori dell’ambito lavorativo che, in accordo con il Mobber, creano ulteriore emarginazione e discriminazione nei confronti della vittima quando questi cerca appoggio o cerca di farsi apprezzare.

Da un punto di vista psicologico, una situazione di mobbing può portare ad un abbassamento del tono dell’umore, disturbi d’ansia, attacchi di panico, alterazioni del sonno e disturbi del comportamento.