I falsi miti sulla psicologia

Quest’estate ho avuto il piacere di partecipare alla trasmissione radiofonica “LiveSocial” di Radio Veronica One per parlare di un tema a me molto caro: i falsi miti che circondano il mondo della psicologia.

Ho scelto questo tema poiché, purtroppo, ci sono ancora molte persone che rinunciano a chiedere aiuto ad un terapeuta per colpa di tutta una serie di false credenze sulla professione. Ritengo che sia giusto fare luce su alcuni punti che maggiormente danneggiano il ruolo degli psicologi e degli psicoterapeuti, nella speranza di chiarire la vera natura di questo lavoro.

  • LO PSICOLOGO CURA I MATTI

Questa è forse la credenza più diffusa e, al tempo stesso, più pericolosa che circola rispetto al ruolo degli specialisti della salute mentale. Partiamo dal presupposto che il termine “matto” non costituisce una categoria diagnostica e che è un errore etichettare chi si rivolge ad un terapeuta come “malato”. Le persone, adulti o bambini che siano, che vengono in terapia possono avere storie di vita più o meno complesse e difficoltà di vario genere nella propria vita quotidiana. Lo psicoterapeuta è d’aiuto per tutte quelle persone che sperimentano un forte stress, per chi ha delle fobie che lo limitano nella vita quotidiana, per chi si sente a terra, per chi ha una vita apparentemente perfetta ma non riesce a godersela e ad essere felice. Talvolta il terapeuta serve anche solo a “normalizzare” una sofferenza, a validarla e a rassicurare la persona. Pensare che solo i “malati” debbano rivolgersi ad un terapeuta, svilisce quello che è il nostro lavoro, che consiste nel fornire un punto di vista differente ed una prospettiva nuova per interpretare ciò che succede nelle nostre vite. Lo psicoterapeuta non è un mago, non legge nei pensieri e non fornisce risposte miracolose; lo psicoterapeuta offre un ascolto non giudicante, accoglie le problematiche della persona che si trova di fronte e prova a fornire delle chiavi di lettura per alleviare la sofferenza. Si tratta di un lavoro faticoso, impegnativo e coinvolgente al 100%; ma è anche molto gratificante e arricchente.

  • CE LA POSSO FARE DA SOLO (ALTRIMENTI VUOL DIRE CHE SONO DEBOLE)

ci sono purtroppo ancora molte persone che, di fronte ad una sofferenza di tipo psicologico o in un momento di forte difficoltà, sono riluttanti a chiede aiuto ad un terapeuta, vivendo la cosa come un segno di debolezza o come scarsa forza di volontà.

D’altra parte, però, se ci viene una carie non pensiamo certo di poterla fare andare via smettendo di pensarci. Se ci rompiamo un braccio, non stiamo ad aspettare che guarisca da solo col tempo. In entrambi i casi, ci rivolgiamo ad uno specialista che ci aiuti a risolvere il problema ed eviti che la situazione peggiori. Quando, però, ci troviamo di fronte ad una sofferenza di tipo psicologico, ecco che le persone iniziano a pensare che basti la forza di volontà, che sia solo un momento difficile e che sia possibile farcela da soli. Purtroppo i problemi psicologici non sono visibili e spesso non hanno ripercussioni a livello fisico. Questo porta le persone vicine al paziente a sottovalutare ciò che sta passando, tendendo a sminuirlo o ridicolizzarlo.

Pensieri come questo non aiutano chi sta affrontando un momento di sofferenza perchè aumentano solo la frustrazione e il senso di colpa della persona, che finisce col sentirsi non adeguata o troppo debole.

  • SIAMO TUTTI UN PO’ PSICOLOGI

Quante volte abbiamo sentito dire che “siamo tutti un po’ psicologi”? Beh, non è così. È vero che le persone possono avere livelli differenti di empatia e di capacità di ascolto ma, di certo, non tutti hanno una formazione in psicologia e una specializzazione di psicoterapia. Stiamo parlando di 5 anni di studi universitari, un esame di stato per l’abilitazione alla professione più altri 4 anni di specializzazione in psicoterapia. In tutto sono 9 anni di studi, esami ed esperienze pratiche che permettono di acquisire le competenze necessarie a fornire l’aiuto adeguato in base ai diversi tipi di problematiche che le persone ci portano in studio. Inoltre, un buon amico può sicuramente fornire consigli preziosi, ma di certo è disposto a mentire per farci stare bene. Magari temiamo di poter essere giudicati negativamente per alcune nostre debolezze. Ci sono poi cose che non racconteremmo a nessuno, anche perché non saremmo protetti da alcun segreto professionale.

Ecco perché lo studio dello psicoterapeuta è un luogo “sicuro”, nel quale è possibile fare un lavoro su se stessi andando a sciogliere alcuni nodi delle nostre storie.

Mettersi a nudo davanti ad una persona sconosciuta non è facile, tanto più che la relazione è sbilanciata da un solo lato (il terapeuta non è lì per raccontare a sua volta la propria vita); per questo io mi complimento con le persone che chiedono aiuto, perché è un atto di grande coraggio che merita moltissimo rispetto.

  • LO PSICOLOGO DOVREBBE ESSERE SEMPRE FELICE E TRANQUILLO

Ovviamente non è così, poiché siamo esseri umani e, come tali, siamo dotati di emozioni e abbiamo i nostri problemi. Studiare questa materia e lavorare in questo ambito ci rende più consapevoli di alcuni meccanismi ma, non per questo, immuni da momenti di stress o di sconforto.

In realtà la difficoltà stessa del terapeuta è preziosa per comprendere quella degli altri, e talvolta è utile condividere ciò che noi stessi proviamo proprio per dimostrare l’importanza di ogni singola emozione che ci appartiene. Soprattutto con i bambini, evitiamo frasi come “non piangere” o “non ti devi arrabbiare” ma, piuttosto, chiediamo che cosa stanno provando e pensando, e cerchiamo di capire il perché di quello stato d’animo. Lasciamo che vivano tutte le emozioni perché, come spiega in modo meraviglioso il film Inside Out, ognuna di loro ha una funzione fondamentale per la nostra esistenza. Inoltre, evitando di rimuovere ogni forma di ostacolo dalla vita dei bambini, insegneremo loro il valore prezioso della tolleranza alla frustrazione, elemento di enorme importanza per la crescita e la formazione di solidi legami relazionali.

  • LA TERAPIA DURA TROPPO

La nostra sofferenza non nasce in un giorno solo ma tende a strutturarsi nel tempo, sulla base delle nostre primissime relazioni, esperienze e di eventuali traumi nel nostro percorso. Proprio perché il terapeuta non è dotato di poteri magici, sarebbe assurdo credere di poter risolvere ogni nostro problema con un’unica seduta. Un po’ come pensare di ottenere il fisico dei nostri sogni andando in palestra una volta sola. Il percorso terapeutico richiede impegno e costanza. E, certamente, anche tempo, anche se non sempre si parla di anni o decenni. Inoltre non è necessario aspettare il termine della terapia per stare bene, trattandosi di un percorso spesso sono sufficienti un paio di mesi per iniziare a stare meglio. ci sono anche persone che traggono benefici facendo solo una seduta ogni tanto. La durata e la modalità del percorso non è definibile a priori, ma l’impegno e la fiducia nel lavoro svolto col terapeuta possono fornire ottimi risultati in breve tempo.

Non tutti i percorsi hanno lo stesso grado di successo e, talvolta, è necessario intraprendere altri tipi di cure. Tuttavia non ci sono effetti collaterali di una terapia seria e ben strutturata.

Di seguito, il video integrale dell’intervista:

dott.ssa Chiara Bosia

Psicologa Psicoterapeuta – Torino

329.1148478 – chiarabosia@fastwebnet.it