Cosa mi aspetto da mio figlio

Come le aspettative genitoriali influenzano la crescita

Tutti i genitori hanno delle aspettative e, tendenzialmente, si augurano che il proprio figlio abbia una vita felice e di successo.

Tuttavia è importante che il genitore non arrivi a pensare che tale successo derivi da una protezione costante in grado di evitare ogni possibile frustrazione. Bisogna quindi evitare di programmare ogni momento del figlio, di sostituirsi a lui nelle piccole responsabilità quotidiane e di essere spaventati da possibili insuccessi. Il fallimento è un elemento essenziale nella crescita e nella strutturazione della personalità, e serve a generare un’adeguata consapevolezza delle proprie potenzialità e dei propri limiti.

Un adulto che non abbia mai imparato a gestire la frustrazione diventerà probabilmente una persona più attaccata ai beni materiali e poco incline agli affetti, convinta che tutto sia dovuto, senza un adeguato spirito di autocritica e portata ad attribuire la responsabilità dei propri insuccessi agli altri.

L’apprendimento richiede fatica, errori e piccole sofferenze. Se ci focalizziamo solo sui risultati rischiamo di alterare il processo; mandare il proprio figlio a ripetizioni private alla prima insufficienza, parlare con l’allenatore perché non l’ha fatto giocare o telefonare all’amichetto che non l’ha invitato alla festa sono comportamenti che comunicano un solo messaggio: non sei in grado di farcela da solo.

Insegniamo ai ragazzi ad essere più maratoneti e meno centometristi, ad aspettare i risultati dopo un percorso senza scorciatoie, a tollerare la fatica in vista di una gratificazione non immediata.

Il compito del genitore non risiede nella protezione a tutti i costi, ma nel spiegare al figlio perché le cose non sono andate come sperava, confrontandosi sull’accaduto e imparando dall’insuccesso. Nel momento in cui il ragazzo comprende e sperimenta le conseguenze delle proprie azioni, egli ne diventa responsabile e può elaborare una strategia per evitare il ripetersi della situazione spiacevole, potenziando le proprie abilità di problem solving.

Ogni essere umano è unico, con le sue propensioni, i suoi interessi e le sue capacità. I figli non sono le miniature dei loro genitori e non hanno le loro stesse propensioni e desideri, soprattutto perché sono delle persone diverse che crescono in un contesto differente da quello delle loro madri e dei loro padri.

Le aspettative dei genitori devono quindi essere indirizzate al benessere e alla felicità dei figli, con la consapevolezza (e il sollievo) di avere personalità differenti dalle loro.

Sono stati identificati 3 fattori che dovrebbero essere sempre presenti nelle cure genitoriali per garantire il miglior sviluppo dei figli, a livello emotivo, cognitivo e sociale:

  1. Regole e limiti chiari e ben definiti: il “no” ha una funzione protettiva ed educativa, protegge dai pericoli e delimita il confine tra ciò che posso fare e ciò che voglio fare.

  2. Affetto e sostegno: essere in grado di sostenere, senza trattenere. Come si fa con i bambini che muovono i primi passi, l’adulto porge la propria mano come sostegno senza impedire il movimento del piccolo. In pratica è come dire “Ti lascio libero di fare, ma io sono qui se hai bisogno”

  3. Aspettative elevate: avere fiducia che il proprio figlio possieda le capacità e le risorse per percorrere il proprio cammino e raggiungere i propri traguardi in modo realistico. Le aspettative, quindi, non devono superare eccessivamente quelle che sono le effettive possibilità concrete del figlio. Quando ciò non succede, infatti, le conseguenze sono negative e dannose.

Gli adulti devono essere in grado di fare almeno altre tre cose molto complesse:

  • gratificare: prestare attenzione e rinforzare ciò che di positivo viene fatto, evitando di concentrarsi solo sugli errori o sulle punizioni

  • dare l’esempio: non possiamo pretendere dagli altri dei comportamenti che non riusciamo a mettere in pratica noi stessi

  • essere in grado di rimediare: tutti commettiamo errori e anche le più profonde relazioni possono attraversare momenti di conflitto. I bambini che assistono ad un litigio e vedono i genitori risolverlo, sono in realtà più felici di quanto non fossero prima di assistervi, perché capiscono che si può lavorare insieme per risolvere i problemi.

Non possiamo sapere che cosa diventeranno i nostri figli se non impariamo a conoscerli veramente e se non ci sforziamo di comprendere realmente le loro necessità. I bambini e i ragazzi stessi non sanno che cosa sono e che cosa vorranno diventare, ma questo dubbio fa parte del loro processo di crescita ed è necessario per il loro percorso verso l’età adulta.

Crescere comporta insidie e difficoltà ma, se abbiamo imparato fin da piccoli ad accettare rifiuti, sconfitte ed imprevisti, è più probabile che saremo in grado di non soccombere ai pensieri negativi.

dott.ssa Chiara Bosia

Psicologa Psicoterapeuta

Torino